Genova, 19 novembre 2020. A seguito dell’emergenza, giornali e riviste si sono riempite di epitaffi della forma urbana, non in grado di garantire la “sicurezza sanitaria”, il “distanziamento”, “l’isolamento”. Più che della città, quelle presunte mancanze sono della vita associata in genere e sorvolando sulle carenze immediatamente sperimentate dello “smart everything” (working, learning, shopping….), si sta travisando come tendenza epocale un fatto momentaneo, dimenticando le tendenze ben più radicate e implacabili in atto da molto tempo nella vita delle città.
Tutte le grandi città del mondo occidentale stanno affrontando il riflusso della passata ondata di industrializzazione pesante dal proprio territorio. Non si tratta solo di riqualificazione e riuso delle aree industriali, ma anche di privilegiare l’attenzione verso il costruito più che sui nuovi sviluppi “green field”. Spesso quartieri storici e periferie peri-industriali condividono un destino di declino. Fino a qualche anno fa, i progetti e le attività di rigenerazione urbana guardavano ai palazzi e al massimo alle strade, ma un centro storico, per esempio come quello di Genova, il maggiore d’Europa, non è un museo o un parco a tema. E nemmeno un’opportunità per esperimenti di gentrification. Farlo rinascere vuol dire rigenerarlo anche dal punto di vista sociale ed umano.
Questa è la filosofia che animerà la trattazione del tema rigenerazione e rinascita urbana durante la Genova Smart Week, dedicando l’intera giornata del giovedì a questioni a breve termine, come l’ecobonus, a quelle tecnologiche e di maggiore momento. Non solo, la concezione della rinascita urbana come approccio al costruito ma soprattutto alle persone caratterizza quanto sta facendo la città di Genova concretamente sull’argomento. Gli investimenti che l’amministrazione ha inserito nel progetto e nel piano di rigenerazione del Centro Storico, che prevede l’accesso e l’utilizzo ai fondi Recovery della UE, e quelli rubricati sotto altri programmi ma attinenti alla stessa area, prevedono una parte importante dedicata allo sviluppo di servizi ai cittadini con l’utilizzo delle tecnologie digitali.
Per fare un esempio, se si garantisce una maggiore sicurezza di una via, di una piazza, di un rione, si incoraggiano gli abitanti a restare e a impegnarsi con il proprio lavoro e i propri capitali. A sua volta, la percezione di sicurezza attira visitatori e si attiva un circolo virtuoso che veramente porta alla rinascita.
La tecnologia è quindi lo strumento della rinascita, perché abilita i comportamenti e le iniziative virtuose. Ma la tecnologia può fare anche altro, per esempio dotare un edificio del ‘600 delle funzionalità di risparmio energetico di uno appena costruito, senza modificarne l’aspetto e le modalità di fruizione; oltre ad essere un prerequisito per soddisfare le regole degli organi preposti alla tutela del patrimonio culturale costruito. Tra i diversi esempi presentati a Genova spiccano gli isolanti sottilissimi e modellabili basati su fenomeni fisici come la capillarità attiva, gli aerogel, le malte e le vernici nanopolimeriche, tutti materiali della grande famiglia delle nanotecnologie, sviluppati da un’azienda genovese storica come la Europam, che ha saputo cavalcare la transizione dalla old economy a quella “smart”.